Adolfo Ferrata (1880-1946)

Bresciano, si laurea a pieni voti a Parma nel 1904; un anno dopo la laurea è assistente di ruolo in Clinica medica, dove lavora nel laboratorio di chimica e microscopia clinica diretto dal pavese Luigi Zoja. Negli anni dal 1906 al 1910 frequenta due Istituti in Germania, il primo ad impronta immunologica ove fa un’importante scoperta sul complemento ed il secondo, diretto dal maggiore ematologo continentale, si interessa allo studio delle cellule ematiche, sia normali che patologiche.
Ritornato in Italia, è a Napoli come assistente della Clinica medica di quella università nell’Istituto diretto da Castellino.

Nel 1912 pubblica la monografia “Morfologia del sangue normale e patologico” che rappresenta il primo vasto, organico contributo in lingua italiana in campo ematologico.

L’opera ha un grande successo; sono pubblicate numerose ristampe ma la seconda edizione, in due volumi, ritarda a causa degli eventi bellici, e la prima parte vede la luce soltanto nel 1918 e la seconda nel 1923.
Altri due eventi fondamentali per il successo della scuola accadono a Napoli in quegli anni: l‘uno è l’incontro con il primo allievo, un giovane italiano i cui genitori erano emigrati in Brasile quando il bimbo aveva pochi mesi. Giovanni Di Guglielmo seguirà Ferrata in tutte le sedi in cui il maestro opera, Messina, Siena e finalmente Pavia, ove Ferrata giunge nel 1924 quando, con la costituzione della facoltà medica milanese, numerosi professori da Pavia si spostano a Milano e fra questi Zoja che invita i colleghi pavesi rimasti a chiamare il suo antico allievo alla cattedra di Clinica medica. Dopo due anni dopo, Ferrata diviene professore ordinario per chiara fama, evento raro nel vita universitaria di quel tempo.

Il secondo evento importante accade a Napoli nel 1920; Ferrata insieme al clinico medico di Messina, Carlo Moreschi, di estrazione pavese, fonda la rivista Haematologica, che rappresenterà “la bandiera dell’ematologia italiana”.

Negli anni pavesi Ferrata costruisce una scuola ematologica che contribuirà in modo determinante alla considerazione internazionale dell’ematologia italiana.
Gli allievi diretti di Ferrata sono Giovanni Di Guglielmo, Paolo Introzzi, Giuseppe Pellegrini, Aminta Fieschi ed Edoardo Storti; ad eccezione di Pellegrini, interessato a studi di cardiologia e metabolismo, tutti gli altri si dedicano all‘ematologia e saranno in grado di costituire gruppi di interesse ematologico, ancor oggi centri fra i più noti, nelle vari sedi universitarie occupate in modo temporaneo o definitivo.

La Scuola di Adolfo Ferrata